Il Comune di Altavilla Milicia partner del progetto "C'era una volta un teatro"

Pubblicata il 03/11/2022

Il Comune di Altavilla Milicia partner del progetto "C'era una volta un teatro" interamente finanziato dal Ministero della Cultura per attività a carattere professionale nel campo dello spettacolo dal vivo a valere sulle risorse del Fondo Unico dello Spettacolo, ospiterà al plesso comunale Zucchetto di via Marina di Granatelli n° 9 gli spettacoli di seguito elencati.
"C'era una volta un teatro" è una rassegna teatrale organizzata in diversi Comuni dove un tempo erano attivi teatri, considerati punto di riferimento per le proprie comunità.
Nel tempo questi teatri sono via via scomparsi, divenendo altro, o sono rimasti inattivi, e sempre di meno sono state le compagnie teatrali e gli spettacoli realizzati. 
La rassegna di teatro contemporaneo proposta vuole essere un'occasione di incontro e di riflessione dentro le comunità, per riaccendere la memoria sulla ritualità del teatro e sul suo valore civico per la crescita culturale collettiva.

- 18 novembre ore 21:30 -
L’ultima notte di Caligola. Il sogno di un imperatore

testo e regia Massimo Zito
con Anton Giulio Pandolfo
effettistica ed elettronica Maurizio Curcio
L’ultima notte di Caligola. Il sogno di un imperatore”, una completa rivisitazione a cura del filosofo Massimo Zito sotto forma di radio dramma della splendida opera di Albert Camus con Anton Giulio Pandolfo e Valerio Strati e le sonorità e musiche dal vivo di Maurizio Curcio. Ci addentreremo nei segreti dell'animo umano grazie alla magia di un racconto intenso e coinvolgente. "Io voglio che si viva nella verità. Da imperatore voglio che si viva nella verità, e ho proprio i mezzi per farli vivere nella verità, farò loro del bene poiché io so ciò che manca loro. Gli uomini soffrono e non sono felici ed io non rovinerò il loro sogno. Manterrò infernale la loro vita perché il sogno non abbia fine e resti intatto nel loro cuore ... nella ricerca dell'impossibile." 
La vita è assurda, sia a causa delle dinamiche di potere che sfuggono al nostro controllo, che la vita in sé che rimane opera incompiuta davanti alla morte. La vita di ciascuno di noi si conclude con una domanda e mai come una risposta. L'uomo deve essere un uomo in rivolta ogni giorno della sua vita, un uomo capace di trasformare l'assurdo in uno scenario creativo e il suo destino in una sfida evolutiva. Bisogna immaginare Sisifo felice e ciò vuole dire che anche il destino più assurdo di tutti, il più disperato, proprio come quello di Sisifo che consiste nella condanna di trascinare un masso dalla valle alla cima e poi di nuovo dalla valle in cima, per l'eternità, diventa una sfida per rendere ogni metro e ogni istante di quel percorso una occasione per dare un senso creativo alla vita. "Mi rivolto dunque siamo" in quanto ci riconosciamo come compagni della stessa avventura e strada dell'uomo pur nella differenza dei percorsi specifici. La rivolta è una avventura collettiva e non è la ribellione individualista in cui si protesta solo per il proprio utile tornaconto personale. Lo schiavo si ribella non solo per i propri diritti e di tutti coloro che condividono la medesima condizione di schiavitù, ma anche per gli stessi padroni e torturatori in quanto costoro condividono la medesima condizione umana. L'uomo in rivolta ha lo sguardo luminoso perché nati siamo per perderci e riconoscerci, ritrovarci nella luce di uno sguardo comune oltre il male e il dolore.
Massimo Zito

- 27 novembre ore 18:30 -
INSANUS - l'equilibrio sopra la follia

testo e regia Marcello Alessandra
musiche e canzoni Alessio Alessandra
con Anton Giulio Pandolfo e Alessio Alessandra
Fisarmonica: Daniele Tesauro
Chitarra: Giuseppe Rizzo
Percussioni: Maurizio Gula
Produzione: Onlus Stupendamente
Si può raccontare la follia? L'autore del testo, medico psichiatra, autore di saggistica e narrativa, ripercorre in Insanus, varie sfaccettature della psiche umana, portando in scena storie vere adattate drammaturgicamente in un monologo sarcastico e tagliente, accompagnando lo spettatore verso una riflessione intima che raggiunge apici di dolore. La formula del teatro canzone, alterna la musica alla parola narrata e quella cantata, divenendo coprotagonista dell’intreccio drammaturgico. Lo spettacolo sussurra, interroga, urla parole che si alternano ad atmosfere musicali che dal vivo cedono l’immaginario evocativo al canto, per divenire poi controcanto della parola stessa, talvolta bisbigliata, altre meglio ancora sbraitata.
La scena perde ogni elemento superfluo, si svuota, rimane lo spazio nero drammaticamente vuoto, i cui unici contorni sono quelli degli artisti che ne attraverseranno spazio e tempo, con le assurde, talvolta drammatiche, ma sempre poetiche parole e note di follia. Uno spettacolo emozionante, intimo, che costringe a riflettere, a guardarsi dentro, a lasciarsi andare in un sogno a tratti forte, fragile, nella lingua che comprendiamo la notte e sconosciamo di giorno.

Marcello Alessandra

- 03 dicembre ore 21:30 -
Ciò che accadde all’improvviso

testo e regia Rosario Palazzolo
con Francesco Gulizzi, Rosario Palazzolo, Anton Giulio Pandolfo
musica Francesco Di Fiore
Produzione Teatrino Controverso
“Ora, i morti, da che mondo e mondo, possono star distesi, supini, appesi, scomposti, infilati dentro catafalchi di tutte le specie, mummificati dentro sarcofagi o ridotti in polvere e ficcati dentro vasetti colorati, tesi, spiegati, conciati in poltiglia per chissà quale catastrofe, seduti o coricati, qualche volta in piedi, ma resta, comunque, da parte loro, l’impegno all’immobilità, e ciò affinché le più assodate norme umane possano continuare a perpetuarsi. Loro, seppur morti, invece camminavano…”
Ciò che accadde all’improvviso racconta una storia al limite tra il reale e l’irreale. Un surrealismo giocato con i tempi della commedia comica che spesso storce nel giallo, si adagia sul grottesco per arrivare a un finale drammatico. Tre uomini che hanno perso la strada, che non si riconoscono più; tre personalità che diventano metafora dell’uomo. 
Il dialogo spesso assume tono e vigore comici, s'inerpica per le vie del surrealismo e di volta in volta frustra gli spettatori che cercano di dare un senso a ciò che vedono in scena: che situazione è quella in cui il dialogo si svolge? Un frammento di realtà? Un manicomio? Un appena accennato aldilà? Una scena teatrale rivissuta meta-teatralmente? E chi sarebbe quello che i tre misteriosamente chiamano “quello del fatto”? Un dio? Il caso? Un medico arcigno? Non ci sono risposte univoche, lineari. Non possono essercene. Forse nulla di tutto questo o tutto questo insieme. Ciò che accadde all’improvviso è una sorta di favola nera che si prende gioco dei diversi piani significanti della realtà. Ci sputa. Ne ride. Fa quello che ciascuno di noi è costretto a fare tirare avanti, malgrado tutto.                                                                                             
  Rosario Palazzolo

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